Gianluca Sala e le sculture trofeo in legno
L’iniziazione alla pesca è abbastanza solita dalle nostre parti: si nasce in posti dove si pesca, ci sono parenti che pescano, amici che ti fanno provare. Poi però quando la passione prende il sopravvento e si inizia a conoscere l’argomento, si fanno delle scelte.
Per Gianluca Sala, Vicepresidente di UPS, le cose non sono andate in maniera tanto diversa. Si comincia pescando, poi si conosce qualcuno veramente appassionato: in questo caso si deve tornare al 1994 quando Gianluca prestava servizio di leva nel corpo dei Carabinieri, durante la guerra in Bosnia.
“Prestavamo servizio di supporto sorveglianza agli aereo cisterna della RAF presso l’aeroporto di Malpensa, li ho conosciuto Giuseppe, piemontese e moschista, che già al tempo si legava le canne partendo da grezzi in carbonio. Mi ha insegnato lui i primi rudimenti del lancio, nelle pause lanciavamo dietro l’aeroporto” racconta Gianluca
Terminata l’esperienza militare, avendo la fortuna di disporre di acque come la Mera ed i laterali, le interminabili estati trascorse al Passo Spluga con i parenti hanno fatto fiorire la passione per la pesca a mosca che non è venuta meno, ma è stato il punto di partenza di un lungo percorso di crescita da pescatore moschista. Capita che si cominci a pescare, poi ci si mette a costruire le proprie esche (mosche o artificiali) e l’appagamento cambia. Dopo aver costruito, come tanti che han seguito la passione in questa direzione, si vogliono prendere i pesci, tanti. Qualcuno nel mentre si dedica anche al rod-making e direttamente alla costruzione di canne in bamboo.
La soddisfazione della cattura però, e in particolare con le proprie imitazioni, resta il grande appagamento. E chi costruisce, questo lo sa bene.
Dopo le prime catture, si passa ai numeri, al voler prendere tanti pesci, per poi alzare ulteriormente l’asticella: si comincia ad essere selettivi, ci si accontenta di pochi pesci, ma di taglia. Pochi ma buoni, direbbe qualcuno.
“Dopo il periodo dei grandi pesci, si arriva forse alla maturità, arrivi al punto che non ti interessa più quanti ne prendi e quanto grandi, l’esperienza e la ricerca di tale tecnica, porta a cercare pesci solo ed esclusivamente in un modo specifico, con una azione specifica e con un’esca specifica. Penso faccia parte della crescita e della maturazione di un pescatore appassionato. Non che le catture non soddisfino, ci mancherebbe, ma il modo col quale si cattura inizia a fare la vera differenza sull’appagamento finale. Ho sempre fatto no-kill, però qualche pesce trofeo, di quelli che meritavano di essere ricordati come si deve, mi sarebbe piaciuto tenerlo. Ho pensato di cercare qualcuno che potesse imbalsamarli o renderli durevoli nel tempo, ma la tassidermia sui pesci non funziona come sui vertebrati di terra. Mi sono informato sui costi, i problemi di trasporto, i tempi e alla fine ho deciso di provare a intagliare il legno.”
Di necessità virtù, Gianluca inizia da autodidatta a riprodurre i suoi primi pesci trofeo in legno. Il primo in assoluto è stato un temolo: “Sono partito da un temolo, qualche luccio e qualche trota. Pesci che prendevo qui in zona” racconta sempre Gianluca “ho iniziato a lavorare un legno, il gembro, consigliatomi da chi di mestiere lo fa da sempre. Col tempo ho imparato ad apprezzarne le caratteristiche ma anche i difetti, ecco che allora si parte alla ricerca di materiali ancora più idonei, altro tempo ed ore rubate alla famiglia”
Il tutto si evolve con l’attrezzatura inizialmente disponibile, poi piano piano che le necessità cambiano si acquistano attrezzi e materiali specifici. Errori, prove e il confronto con altri artigiani e scultori fa si che la linea di crescita del Gianluca-artista si delinei in maniera sempre più chiara.
“Dopo ricerche e svariate prove, ho poi finalmente trovato il legno che più si adatta alle mie capacità di lavorazione: la samba. E’ lo stesso legno che usano i costruttori di esche da spinning. E’ tutt’altra cosa costruire con questo materiale” precisa Gianluca.
“Per i primi esemplari disegnavo la sagoma su carta, la riportavo su legno, e piano piano con un seghetto alternativo e un po’ di materiale che avevo da parte, procedevo ad incidere. Poi ho iniziato con le frese Dremel: prima quelle più leggere per poi passare a quelle professionali. Aerografi (anche qui ce ne sono diverse tipologie), flessibili, seghetti alternativi diversi, colori acrilici.”
E sui colori si apre un altro mondo: “con i primi acrilici non ti dico i mischioni di colori che ho fatto, litri di colori che ho dovuto buttare per errori causati da miscele sbagliate data la poca esperienza che avevo. Tonalità che purtroppo, una volta asciutte, prendevano dominanti sbagliate, e prove su prove che purtroppo una volta fatte dovevo mettere da parte”
L’esperienza che aumenta con le ore che si trascorrono dietro ai piccoli dettagli, che fanno la differenza sul prodotto finale, fanno sì che le opere che escono dalle mani di Gianluca siano dei veri pezzi unici, opere d’arte. Quante ore e tentativi servono a prendere un pesce, bene o male lo sappiamo… ma quante ore servono a realizzare una scultura?
“E’ una cosa che ti deve venire – parlo delle sculture – questi lavori li fai quando hai voglia e te la senti. E’ capace che per due mesi io non abbia alcuno stimolo, e non voglio neanche pensarci. Poi arrivano periodi durante i quali passo intere settimane dove non vedo l’ora di terminare col lavoro e chiudermi nel mio piccolo laboratorio per portare avanti le realizzazioni. Ci sono giornate dove mi sento a mio agio e passo il tempo solo a intagliare, come ci sono giornate dove mi dedico solo alla colorazione. E in queste situazioni si ottengono buoni risultati” , aggiungerei ottimi ad essere sinceri.
E quantificando?
“Un Luccio come quello li”, indicandone uno in mezzo ai vari esemplari nel suo laboratorio, “di circa 80 centimetri, incidendo le singole squame, richiede circa 25 ore di lavoro. Poi dipende se lo si vuole full mount (completo a 360 gradi) o se lo si pensa di esporre solo da un lato. Facendo solo un lato si impiega molto meno tempo, dovendolo fare full mount, bisogna riprodurre da entrambi i lati gli stessi dettagli, quindi il tempo in pratica raddoppia”
E per quanto riguarda le tipologie di pesci, nel corso degli anni ha spaziato in diverse direzioni.
“Ho realizzato dei tonni, dei Peacocks bass, dei salmoni. E’ capitato che mi chiedessero di riprodurre dei pesci portandomi la foto e le misure prese al pesce prima del rilascio.
L’artista che lo fa di mestiere probabilmente con un colpo d’occhio ricorda tutto e lavora
d’istinto. Io lavoro in altra maniera.”
Quindi Gianluca realizza riproduzioni su commissione?
“Non proprio, nel corso degli anni ho instaurato rapporti di stima e apprezzamenti reciproci con appassionati. Se realizzo qualcosa per gli altri, è perchè sono sicuro al 100% che sia gente che apprezza il prodotto, sa cosa c’è dietro, con che spirito li faccio e quanto tempo dedico a ogni singolo dettaglio”
Quindi si può dire che sia gente che apprezza anche le catture fatte in una certa maniera, oltre ad apprezzare le tue sculture?
“Direi di si, sono persone con le quali ci si è trovati, che condividono la stessa filosofia che ho io a pescare e a realizzare le mie riproduzioni”
Ora non resta che attendere il completamento delle prossime opere, e vedere cosa salta fuori dalle abili mani di Sala.
Se qualcuno fosse interessato a intraprendere la nobile arte della scultura di pesci in legno, Gianluca è disponibile a dare consigli. Potete vedere alcune delle sue opere sul suo profilo instagram https://www.instagram.com/gianluca.sala72
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